Novembre volge al termine e con lui anche la raccolta delle olive in molte parti d’Italia.
Quest’anno, dopo la terribile annata del 2014 che vide il dimezzarsi della produzione olivicola, si è tornati ad un’annata di buona produzione con una qualità ottima, anche grazie all’andamento climatico favorevole che ha impedito il diffondersi della mosca olearia. Proprio la mosca era stata infatti, assieme al maltempo, una delle cause del crollo produttivo fatto registrare lo scorso anno, il peggiore mai vissuto dall’olivicoltura italiana. Ma quali sono le tecniche migliori per ottenere un buon raccolto? Il metodo di raccolta più usato, e a detta di molti il più vantaggioso, è quello che si effettua a mano. Si stendono i teli sotto gli alberi e, con l’ausilio di pinze e pettini, vi si fanno cadere le olive.
Per coloro che hanno a disposizione meno tempo e vogliono fare meno fatica, esistono invece attrezzature meccaniche, elettriche o ad aria compressa, che scuotono gli alberi e fanno cadere le olive. Qualunque sia la tecnica adottata si deve fare comunque molta attenzione a non calpestare le olive che sono a terra: quando non sono più intatte si deteriorano velocemente e, fermentando, possono investire nel processo di degradazione anche le altre. Altro aspetto fondamentale è la pianificazione della raccolta in base all’appuntamento che si ha per la frangitura.
Deve infatti trascorrere il minor tempo possibile dal momento della raccolta a quello della frangitura e nell’attesa le olive vanno conservate in locali freschi e soprattutto ventilati, facendo attenzione a non ammucchiarle ma stendendole in strati massimo di 20 cm, magari su delle stuoie che favoriscano l’aerazione.
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